Fonte: La Stampa on line
Il sindaco "Vorrei spegnere
il sole finto di Viganella"
L'impianto è uno spreco "Servono soldi per un negozio e gli anziani"
VIGANELLA (VERBANIA)
l sindaco allarga le braccia e sorride: «Lo specchio? Sì, è acceso da inizio mese». La domanda non lo entusiasma, evidente. Sono passati quattro anni dalla notorietà mondiale di Viganella, un paesino ossolano di 200 abitanti, per quel pannello sulla montagna che illumina il borgo tra novembre e febbraio, quando i raggi del sole vero non arrivano. Ma chi governa adesso non vorrebbe averlo.
E’ bastato un cambio di sindaco per spegnere il «fenomeno» Viganella. Il paese era sconosciuto, poi è arrivato lo specchio (un pannello simile a quelli fotovoltaici: anziché trasformare i raggi in energia li riflette sulla piazza della chiesa) e in rapida sequenza sono saliti nella stretta Valle Antrona consoli e ministri, troupe televisive, grandi inviati, studenti per le tesi di laurea, turisti e curiosi. L’effetto dei titoli sulle prime pagine è devastante, anche nel mettere a nudo i limiti.
Il sindaco, che lo specchio non vuole, guarda al «lato b»: «Arriva tanta gente, è vero. Ma noi non abbiamo neppure i servizi igienici pubblici. Non c’è un ristorante, manca l’albergo e dall’anno scorso è chiuso pure il negozio d’alimentari. Che ce ne facciamo dello specchio?». E di conseguenza della gente. Dunque? «Vorrei i soldi per garantire i minimi servizi agli anziani, per coprire il paese con la rete del telesoccorso. La popolazione è vecchia, ha trascorso la vita senza quei raggi finti, che non scaldano. Qui serve dell’altro».
E’ vero? Più o meno. La risposta degli abitanti è freddina: «Lo specchio ha portato tanta gente, siamo diventati famosi». Benefici? «Non è cambiato niente». Fine del film. E così l’ex sindaco Pier Franco Midali, ora in minoranza, sbotta: «Ma siamo matti? Proprio adesso sto aspettando una telefonata da “Libération”, e continuo a ricevere inviti da tutto il mondo per andare a raccontare la storia. Anche la Russia s’è occupata di noi». Cioè di un aggeggio costato 100 mila euro, ma l’erede di Midali quasi non sa che farsene: «Lo accendiamo perché c’è e perché per la gestione si spende poco - conferma Giuseppe Colombo -. Ma i benefici sono nulli.
E i problemi altri». Ancora Midali: «Ieri, giornata stupenda, la chiesa splendeva illuminata come in estate, e i raggi erano quelli dello specchio. E’ il quinto inverno che godiamo degli effetti di questa intuizione, dovrebbero ringraziarmi».
Però mancano anche i gabinetti, in paese: «E allora? Li facciano. Lo specchio non costa, al massimo 80 euro l’anno, perché consuma quanto una lavatrice. Mettano da parte i soldi e diano slancio alla valle. Invece l’unico atto è stato bloccare la foresteria che avevamo fatto noi, Casa Vanni, con 10 posti letto». Insomma, una disfida tra primi cittadini, eletti da una popolazione che non raggiunge numericamente gli abitanti di un palazzo di città. E che dello specchio non si è innamorata tanto da mandare all’opposizione, a giugno del 2009, l’autore dell’eccezionale azione di marketing. Senz’altro la più azzeccata di una provincia, il Vco, che deve molto del suo pil al turismo.
Lo specchio «consuma» perché si sposta. Nel senso opposto della Terra per sfruttare il più possibile il Sole. «Chiamiamolo sfruttamento - ironizza Colombo - ma il riflesso non scalda, illumina poco, non produce energia». «Che bella lezione - replica Midali -, da quando il Sole in pieno inverno ci porta a 40 gradi?».
I giornalisti fanno domande alla gente illuminata da uno specchio, i turisti salgono ai 580 metri di questo paesino della Valle Antrona per capire come si vive all’ombra, ma a monte c’è un progetto. «Ammirato e preso ad esempio», s’inorgoglisce Medali. Il pannello è di 40 metri quadri, otto di base, cinque d’altezza. Si trova all’Alpe Scagiola e permette di aggirare l’ostacolo della Cresta della Colma, la montagna di duemila metri che mette in ombra Viganella, il paese che non è baciato dal Sole.
E’ bastato un cambio di sindaco per spegnere il «fenomeno» Viganella. Il paese era sconosciuto, poi è arrivato lo specchio (un pannello simile a quelli fotovoltaici: anziché trasformare i raggi in energia li riflette sulla piazza della chiesa) e in rapida sequenza sono saliti nella stretta Valle Antrona consoli e ministri, troupe televisive, grandi inviati, studenti per le tesi di laurea, turisti e curiosi. L’effetto dei titoli sulle prime pagine è devastante, anche nel mettere a nudo i limiti.
Il sindaco, che lo specchio non vuole, guarda al «lato b»: «Arriva tanta gente, è vero. Ma noi non abbiamo neppure i servizi igienici pubblici. Non c’è un ristorante, manca l’albergo e dall’anno scorso è chiuso pure il negozio d’alimentari. Che ce ne facciamo dello specchio?». E di conseguenza della gente. Dunque? «Vorrei i soldi per garantire i minimi servizi agli anziani, per coprire il paese con la rete del telesoccorso. La popolazione è vecchia, ha trascorso la vita senza quei raggi finti, che non scaldano. Qui serve dell’altro».
E’ vero? Più o meno. La risposta degli abitanti è freddina: «Lo specchio ha portato tanta gente, siamo diventati famosi». Benefici? «Non è cambiato niente». Fine del film. E così l’ex sindaco Pier Franco Midali, ora in minoranza, sbotta: «Ma siamo matti? Proprio adesso sto aspettando una telefonata da “Libération”, e continuo a ricevere inviti da tutto il mondo per andare a raccontare la storia. Anche la Russia s’è occupata di noi». Cioè di un aggeggio costato 100 mila euro, ma l’erede di Midali quasi non sa che farsene: «Lo accendiamo perché c’è e perché per la gestione si spende poco - conferma Giuseppe Colombo -. Ma i benefici sono nulli.
E i problemi altri». Ancora Midali: «Ieri, giornata stupenda, la chiesa splendeva illuminata come in estate, e i raggi erano quelli dello specchio. E’ il quinto inverno che godiamo degli effetti di questa intuizione, dovrebbero ringraziarmi».
Però mancano anche i gabinetti, in paese: «E allora? Li facciano. Lo specchio non costa, al massimo 80 euro l’anno, perché consuma quanto una lavatrice. Mettano da parte i soldi e diano slancio alla valle. Invece l’unico atto è stato bloccare la foresteria che avevamo fatto noi, Casa Vanni, con 10 posti letto». Insomma, una disfida tra primi cittadini, eletti da una popolazione che non raggiunge numericamente gli abitanti di un palazzo di città. E che dello specchio non si è innamorata tanto da mandare all’opposizione, a giugno del 2009, l’autore dell’eccezionale azione di marketing. Senz’altro la più azzeccata di una provincia, il Vco, che deve molto del suo pil al turismo.
Lo specchio «consuma» perché si sposta. Nel senso opposto della Terra per sfruttare il più possibile il Sole. «Chiamiamolo sfruttamento - ironizza Colombo - ma il riflesso non scalda, illumina poco, non produce energia». «Che bella lezione - replica Midali -, da quando il Sole in pieno inverno ci porta a 40 gradi?».
I giornalisti fanno domande alla gente illuminata da uno specchio, i turisti salgono ai 580 metri di questo paesino della Valle Antrona per capire come si vive all’ombra, ma a monte c’è un progetto. «Ammirato e preso ad esempio», s’inorgoglisce Medali. Il pannello è di 40 metri quadri, otto di base, cinque d’altezza. Si trova all’Alpe Scagiola e permette di aggirare l’ostacolo della Cresta della Colma, la montagna di duemila metri che mette in ombra Viganella, il paese che non è baciato dal Sole.
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Il mio commento:
Questo articolo è una mostra di come si vive l'italia nei giorni nostri e la capacità di minimizzare anche le cose azzeccate, perché l'enorme interesse, come conseguenza della realizzazione di questo progetto, era da sfruttare meglio! Invece un piccoletto paese si trova a litigare perché c'è chi, pur di avere un piccolo applauso di gradimento, fa la voce grossa e denigra uno sforzo che doveva produrre ben altri risultati. Credo di non sbagliare se penso che i nostri cugini francesi avrebbero fatto di questo paese un luogo di culto e una fonte di risorse, noi cosa abbiamo fatto....?
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